di Gaia Passerini, da Il Recensore del 23 Giugno 2009
Trent’anni di guerra tv e dalla rottura del monopolio Rai. Conflitto d’interessi, futuro della televisione, nuove tecnologie nel libro di Franco Debenedetti e Antonio Pilati “La guerra dei 30 anni, politica e televisione in Italia” (Einaudi, 2009). Alla presentazione di Milano, giorni fa, botta e risposta tra Fedele Confalonieri e Walter Veltroni. Quattro quesiti referendari, diciotto sentenze della Corte costituzionale, crisi di governo: per 30 anni, la questione televisiva si è intrecciata con le vicende politiche italiane.
Non è successo in nessun altro Paese occidentale; in nessuno il proprietario di quasi metà dei canali televisivi nazionali si presenta alle elezioni cinque volte in quattordici anni, per tre volte le vince e diventa capo del Governo. Più di trent’anni è durata la «guerra» televisiva. Le sue radici affondano nella critica all’industria culturale. Le sue battaglie sono state parte di un gioco che aveva per posta l’assetto politico del Paese: gli anni Ottanta, l’ascesa del Cavaliere, il formarsi dell’Ulivo e la sua fine con la caduta del Governo Prodi, le leggi Maccanico, Gasparri e Gentiloni, la travagliata esistenza del Pd, il naturale alternarsi dei cicli politici. E, ora, siamo nei giorni scuri in cui alcuni potrebbero perdere fiducia nel futuro del capitalismo.
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