Perché i commenti di Bagni o Boniek?

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Di Aldo Grasso, da Il Corriere della Sera del 20 Giugno 2009

L’Italia perde malamente contro l’Egitto e suscita cattivi pensieri: perché Lippi? (ma non è di nostra competenza), perché Bagni? perché Boniek? Sono talmente scarsi che uno si pone la domanda delle domande: chi li ha raccomandati? Ho appena finito di leggere un interessante libro sul rapporto fra politica e tv in Italia: «La guerra dei trent’anni» di Franco Debenedetti e Antonio Pilati (Einaudi).

Il libro (di cui il Corriere ha già parlato) affronta uno dei nodi centrali del nostro paese: la questione televisiva. Che, per una serie di circostanze (la lottizzazione, l’ingresso in campo di Berlusconi, il passag gio dal monopolio al duopo lio, l’opposizione dell’Ulivo, la Rai come bottino dei vincito ri, i nuovi scenari mediatici, ecc), la pongono al centro di una singolare anomalia: «Una guerra di potere travestita da guerra di religione». L’eserci zio più difficile per uno studio so di tv è di spiegare a colle­ghi stranieri la situazione ita liana. Per tanti versi incom prensibile: dalle nomine dei direttori dei Tg e delle reti Rai fino alla decisione di scegliere il «terrestre» (e non, ad esem pio, il satellite) per il dovero so passaggio al digitale. Perso nalmente preferisco giudicare un sistema editoriale dai pro dotti che sforna (una casa edi trice va giudicata dal suo cata logo non dalla sua proprietà), ma questa storia politica della tv risponde a molte questioni che anche uno spettatore (uti lizzatore finale) si pone.

«La guerra dei trent’anni», però, si fonda a sua volta su una anomalia. Antonio Pilati è stato uno dei grandi ispira tori della Legge Gasparri, e questo nel libro non si dice (se non ricordo male ai tempi era anche membro dell’Autori tà garante delle Comunicazioni). Ne consegue che metà dell’opera risponde al famoso canone dell’oste che parla bene del suo vino. Perché Bagni? Perché Boniek? Perché…



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