La tv? Una guerra dei trent’anni

logosole24ore

Di Stefano Folli, Il Sole 24 ore del 18 Giugno 2009

Ci sono due modi per raccontare la storia della televisione italiana dagli anni 70 a oggi. Uno richiede un approccio un po’asettico di tipo tecnico-giuridico, in grado di abbracciare l’evoluzione tecnologica delle tv, l’era del monopolio pubblico e la nascita delle emittenti commerciali, il tormentato ingresso dei privati nel mercato e l’infinita vicenda del conflitto dinteressi berlusconiano.

L’altro non esclude questa scansione, ma la colloca sul terreno politico. Presenta la “questione televisiva” come il nodo cruciale per capire la grande lotta di potere che ha attraversato l`Italia per oltre un trentennio e ne ha condizionato gli assetti, fino alla nascita del bipolarismo e alla lunga stagione – non ancora conclusa – di Berlusconi.

Franco Debenedetti e Antonio Pilati hanno scelto il secondo approccio nel loro La guerra dei trent’anni. Politica e televisione in Italia 1975-2008. Così facendo hanno reso un buon servizio alla comprensione delle dinamiche che hanno trasformato il paese. Ridurre la guerra televisiva a un piccolo cabotaggio intorno al gioco degli interessi berlusconiani, che ovviamente esistono, non aiuta a capire le straordinarie implicazioni di una lunga serie di battaglie in cui le televisioni sono state il terreno privilegiato di uno scontro epocale, insieme politico e culturale.

Al pari della religione nell’Europa del ’600, spiegano gli autori, anche la tv è un pretesto, o meglio lo strumento di questa guerra (si potrebbe aggiungere:qualcosa di simile accadde con la lotta di classe nella prima metà del 900). Sullo sfondo ci sono visioni diverse relative alla modernizzazione del paese (e del suo capitalismo) e non è un caso che intorno alla “questione televisiva” si stringano alleanze e si consumino conflitti i cui attori sono i protagonisti stessi della vicenda politica, dagli anni del compromesso storico al pentapartito a guida socialista, fino al crollo della Prima Repubblica e allo spettacolare avvento sulla scena dell’uomo di Arcore in persona, il signore delle televisioni.

Così il cerchio si chiude e il bipolarismo all`italiana prende forma portandosi dietro un carico di peculiarità e di questioni irrisolte che ne fanno qualcosa di unico nel mondo occidentale. Debenedetti e Pilati parlano di una guerra di potere intorno al tubo catodico, ma in realtà ci offrono un libro di storia contemporanea in cui c’è il declino della Dc e la crescita di una nuova destra, c’è la parabola dei laici, ci sono le angosce della sinistra tra gli ultimi anni del Pci e le frustrazioni del nuovo riformismo che non si è radicato nel paese. Uomini e situazioni intorno a cui si è incardinato un decisivo dibattito politico e giornalistico.

Enrico Berlinguer, Ugo La Malfa, Bettino Craxi, Ciriaco De Mita, Eugenio Scalfari, Bruno Visentini, Indro Montanelli, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Giuliano Amato, Walter Veltroni… Forse la guerra dei trent’anni non è ancora finita, ma rappresenta alla perfezione la fotografia dell’Italia di oggi.



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