Il conflitto d’ interessi divide Veltroni e Confalonieri

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Di Sergio Bocconi, da Il Corriere della Sera del 19 Giugno 2009

A giudicare dagli «antichi rapporti» e dai recenti elogi di Fedele Confalonieri a Walter Veltroni, pochi avrebbero previsto il match di box verbale che ieri è andato in scena fra i due a Milano. Come si dice: l’ occasione deve aver proprio fatto «l’ uomo ladro». Così al dibattito sul libro «La guerra dei trent’ anni. Politica e televisione in Italia» scritto per Einaudi dall’ ex senatore di centrosinistra Franco Debenedetti e dal componente Antitrust Antonio Pilati, il confronto fra il presidente di Mediaset e l’ ex segretario del Pd è stato su conflitto d’ interessi e autonomia dell’ informazione in Italia. Temi che di rado lasciano sereni gli animi.

E Veltroni si è scaldato subito. Dopo che Confalonieri ha definito «suggestivo» il riferimento alla guerra dei 30 anni, preferendo parlare di competizione, e si è intrattenuto sugli effetti nel mercato italiano dell’ arrivo dell’ «editore più forte del mondo», cioè Rupert Murdoch, Veltroni ha lanciato l’ affondo sul conflitto d’ interessi: «Qualsiasi liberale capisce che se chi fa le leggi ne beneficia le cose non vanno bene. La bellezza dell’ informazione è il pluralismo. Ma il sistema informativo italiano non è fondato sull’ autonomia. È fatto da tv private di cui è proprietario il presidente del Consiglio e tv pubbliche i cui vertici sono nominati dal presidente del Consiglio». A questo punto è cominciato un corpo-a-corpo. Confalonieri replica subito: «Nessuno può negare ci sia il conflitto di interessi. Ma ci sono persone che ogni cinque anni se ne fregano e lo votano. È un paese di cretini?». Veltroni: «Il voto non consente di fare qualsiasi cosa. Questo lo pensano in Sudamerica. È un’ idea sbagliata dal punto di vista della democrazia. Nell’ informazione si sente una cappa, il panorama della tv è meno libero». Il presidente di Mediaset: «Cappa? Ma ai tempi della Rai monopolista non si poteva nemmeno dire “seno”. Così tu insulti gli 8 mila giornalisti italiani». L’ ex sindaco di Roma: «Io i giornalisti li difendo tutti, ma esiste un problema: si sente una cappa di piombo in tv». Il «racconto» di Debenedetti e Pilati dice che che la guerra di potere sulla tv, travestita da guerra di religione, è durata trent’ anni, dalla nascita di Telebiella a oggi. È finita? il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, che ha guidato il dibattito, risponde con una battuta: «Ciò che ha unito i partecipanti è stata solo una grande attenzione ai costi, perché hanno reso inutile il moderatore…». Forse ci vorrà un altro libro.



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